Perche' Venire a CasalVecchio

 
Perchè Venire a CasalVecchio

Se per qualsiasi motivo devi venire a Casalvecchio, hai imboccato da Santa Teresa di Riva la S.P. 19. Superate le ultime case di Savoca ecco che vedi Casalvecchio sulla tua sinistra attaccato quasi una ventosa alle falde del monte Elia.

Dopo qualche tornante arrivi a Casalvecchio, posteggi nello spiazzale accanto al municipio; chiudi lo sportello della macchina.

Solo allora, dopo aver alzato lo sguardo, resti senza fiato; ti rendi conto che hai perduto fino ad allora la possibilità di ammirare uno degli spettacoli più affascinati che possano esistere.
Lo sguardo spazia per oltre 180 gradi, dalla cima dell'Etna, la valle dell' Agrò, le gibbosità di Savoca, il mar Ionio, lo stretto di Messina fino alla costa calabra.

Non puoi fare a meno di soffermarti un tempo indefinito, uscire dal borsello la macchina fotografica o con il telefonino immortalare quello splendido paesaggio.

Consideri quanto è bello scoprire gli immensi tesori che abbiamo dietro l'angolo di casa, guardare con occhi nuovi quelle meraviglie che sono a portata di mano e che abbiamo ignorato per anni. Ti viene in mente la frase di un visitatore venuto dal Nord che ci ha fatto notare il grande patrimonio di luoghi, sapori, odori, caratteri che fanno della Sicilia un luogo più unico che raro .

Il mare, il clima, i monumenti che testimoniano un passato glorioso dell'ingegno siculo, invitano ad abbassare la guardia ed essere se stessi dentro il mondo che ci circonda.

Improvvisamente scopri che la Sicilia invita alla convivialità; qui è testimoniata la civiltà greca, i banchetti latini, l'arte e la cultura bizantina, quando l'isola visse, come non mai nella sua storia, un grande periodo di splendore culturale ed economico entrando a far parte del mondo arabo.

Oggi, che il mondo rischia di precipitare nella incomprensione reciproca, è bene fermarsi per recuperare pensieri positivi cercando l'ispirazione nei luoghi che sono l'anima della Sicilia e della Sicilianità.

Poi ti inoltri tra stradine, tanto strette da non permettere l'incrocio di due autovetture, fino a quando non arrivi alla sommità di una scalea che ti porta all'ingresso di una chiesa.

E' la chiesa settecentesca di Sant'Onofrio anacoreta. Entrando resti incantato per la bellezza dell'edificio. Un luogo che, oltre ad invitarti alla preghiera, ti affascina per la sua bellezza architettonica. E' un magnifico esempio di barocco siciliano.

La facciata della chiesa è tipica dell'architettura del tempo, posta in cima ad una scalinata. L'interno è decorato con un tumulto di marmi intarsiati e un'ampia varietà di colori. Tipico dell'esuberanza siciliana.

Dell'impegno dell'architettura della chiesa di Casalvecchio per la creazione di grandi scenografie si accorse unmaestro dell'immagine come Michelangelo Antonioni, il quale in una scena del film "L'avventura", girata in parte a Casalvecchio, fa dire al protagonista, interpretato da Gabriele Ferzetti: "Ma guarda che fantasia, che movimento. Si preoccupavano degli effetti scenografici. Che libertà straordinaria!".

Dello stesso stile ma meno appariscente è la chiesetta della SS Annunziata in prossimità di una delle storiche fontane del paese: l'Acqua Rugia; pare che presso questa fontana si sia dissetato Ruggero II mentre si recava a Montalbano Elicona.

La tradizione gastronomica di Casalvecchio Siculo è tutta legata all'antico mondo contadino e pastorale. Si tratta pertanto di una cucina fatta di ingredienti semplici e nello stesso tempo genuini, ricca di sapori e profumi come la pasta e fagioli, le fave a maccu e i maccheroni. Piatti comuni che diventano speciali grazie all'aggiunta di alcuni ingredienti come il finocchio selvatico, la cotica di maiale e la ricotta a forno grattugiata sui maccheroni al sugo di maiale. Particolare è la lavorazione dei maccheroni per la quale si usa un sottilissimo filo di giunco. Per i secondi piatti si prediligono, in genere, gli arrosti di carne suine e caprine.

Superate le ultime case del paese ti si presenta d'avanti un altro panorama di incomparabile bellezza: la valle dell'Agrò con il suo gioiello più prezioso. E' la chiesa monumentale dei SS. Pietro e Paolo d'Agrò. Rappresenta uno dei monumenti siciliani più complessi. Racchiude in sé una sintesi di arte bizantina, araba e normanna.

Il tempio è stato costruito dal frati Basiliani intorno al 560, ma venne distrutto completamente durante la dominazione araba. Fu ricostruito insieme al monastero basiliano adiacente, alcuni secoli dopo, grazie alla lungimiranza del re normanno Ruggero II d'Altavilla.

Ti viene voglia di visitare questo gioiello; prosegui per la provinciale 19 per un altro chilometro ed imbocchi il bivio che ti porta a S. Pietro. Lasci la macchina in un piccolo spiazzo e ti avvii verso l'abbazia. Girato l'angolo ti si presenta davanti in tutta la sua magnificenza.

Non potevi mai pensare che tra olivi e limoneti potesse esserci tanta bellezza. (S.P.)