Monastero San Pietro di Deca

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Il monastero di San Pietro di Deca, nell’attuale territorio del comune di Torrenova (ME), presso il torrente Platanà, apparteneva al monachesimo Basiliano sorto in Sicilia nel V-VI sec. con l’arrivo dei Bizantini. Esso non svolgeva solo attività religiose bensì era una grangia (“fattoria agricola”) e amministrava giuridicamente un vasto territorio tra i comuni di San Marco d’Alunzio e Capri Leone. L’antropizzazione di quest’area, Bene culturale vincolato attraverso il D.A. 6635 del 20/08/93, avviene, grazie ai primi risultati delle ricerche effettuate dal dott. Kislinger dell’Università di Vienna, con la creazione di una necropoli del II sec. a.C., probabilmente facente parte di Alontion. Nel V-VI sec. d. C., vista l’importanza strategica dell’asse viario che collegava la valle, i bizantini di S. Basilio, di lingua, cultura e rito greco - orientale, occuparono il territorio per creare una linea di difesa alla città di S. Marco.


San Pietro di Deca quadroDalla parte E di S. Marco i basiliani costruirono il monastero di S. Pietro di Deca mentre dalla parte O quello di S. Tallaleo; queste due strutture, unite alle precedenti torri disseminate nel territorio di Torrenova (ben quattro oltre il “fondaco” di c.da Pietra di Roma), formarono una cerniera difensiva che permise alla valle del Demenna di rimanere l’ultimo baluardo greco in Sicilia contro l’avanzata araba del IX sec.. La resistenza al mondo arabo permise la sopravvivenza del monastero e l’iniziale fedeltà dei basiliani ai nuovi conquistatori della Sicilia, i Normanni.


Proprio in questo periodo viene eretta la chiesa sul lato S del monastero, affiancata al cenotafio ottagonale. La libertà economica - amministrativa di S. Pietro di Deca dalla centrale basiliana di S. Filippo di Fragalà dimostra il forte concentramento d’interessi commerciali attorno al monastero nonché la centralità di esso nel controllo del territorio. Nonostante la decisione Normanna di affidare il potere religioso alla Chiesa Cattolica d’Occidente attraverso l’ordine dei Benedettini, fino al XVI sec. S. Pietro di Deca rimane un monastero in buona salute; dagli atti conservati presso l’Archivio Storico di Messina è testimoniata la consuetudine di questi monasteri basiliani di finanziare prestiti e mutui, tassare mulini o cave e addirittura organizzare fiere di bestiame. L’inizio dell’abbandono del monastero avviene nel XVIII sec. a causa della fine della presenza basiliana in Sicilia.


Gli interventi di ricerca sinora effettuati hanno riportato alla luce il cenotafio, la chiesa, la necropoli esterna del II sec. a.C. e quella interna alla chiesa (dati cronologici non ancora disponibili); interventi sull’area O e N della chiesa ci permetterebbero di esplorare le residenze del monastero e soprattutto i magazzini della fattoria agricola. Il monastero basiliano di S. Pietro di Deca, detto “Convintazzo”, è stato un edificio capace nei Nebrodi di coniugare attività religiose, amministrative e militari per circa novecento anni di storia resistendo agli attacchi arabi e ai cambiamenti politici di ogni genere e difendendo le radici greche di Demenna (S. Marco d’Alunzio e dintorni).