Dirimpetto alla fiancata sinistra della Chiesa del Carmine sorge -
sempre sul Corso Umberto - l'imponente Palazzo
della famiglia Cuccio-Si tratta di un
massiccio edificio fatto costruire,
in, stile rinascimentale fiorentino alla fine
dell'800 dal. Cav. Antonino Ciaccio,
proprietario finanziatore, progettista e
direttore dei lavori.
L'isolato, delimitato
dal Corso Umberto, dalle Vie fratelli
Costanza, Notar Ganci e Roma, s'impone al
visitatore per la monumentalità, il calore
della pietra, l'armonia delle linee.
Sempre sul Corso, tra Vicolo Beccadelli e Via Pietro Caruso, sulla destra, è un impianto massiccio che originariamente - come ricorda l'Abate Amico - costituì la dimora dei Marchesi della Sambuca. La realizzazione dovette avvenire in un arco di tempo molto lungo e su preesistenti fabbricati che si articolavano nell'ambito di un intero isolato delimitato dalle Vie Beccadelli, Baglio Grande, P. Caruso e dalla Via Grande o Corso Umberto. Nell'isolato si comprendevano: la Chiesa di S. Sebastiano e l'Ospedale Pietro Caruso (1500) di cui oggi si possono ammirare solo gli imponenti frontespizi, alcuni fabbricati di antica struttura ma manomessi da esigenze logistiche attraverso i secoli, e poi il massiccio beccadelliano che va sino all'angolo del vicolo omonimo. Interessanti lo scalone catalano nell'interno del cortile, il monumentale balcone centrale sormontato dallo stemma della famiglia.
Proseguendo il percorso della Via Grande ci si imbatte in un doppio
arco «trionfale», sovrastato da tre eleganti balconi. I due
archi sono separati da un portale che a sua volta sopporta
uno spaccato quadrangolare delimitato da una .cornice
sbalzata. Entro questa cornice nel 1938 fu collocata dai
fascismo locale, secondo le disposizioni di quello
nazionale, la lapide contro le sanzioni antifasciste con
enfatiche righe che esaltavano la politica autarchica del
Duce. Al suo posto oggi è un orologio, dono di Francesco
Riggio, illustre direttore di orchestra in terra di America
dove emigrò in giovanissima età.
Il Palazzo di fattura secentesca fu costruito, sull'impianto della
Porta da cui si accedeva alla città-fortezza di Zabut, dalla
famiglia Oddo e ceduta successivamente ai Giurati del tempo
perché fosse sede della municipalità. Restaurato
internamente sul finire degli anni '60, ospita oggi
l'Amministrazione attiva, il Consiglio municipale, gli
uffici amministrativi.
Nel Palazzo comunale si conservano opere di arte moderna di artisti
contemporanei. Ricordiamo le opere degli illustri
concittadini:Gianbecchiina l'autore di un affresco dal tema
drammatico: il terremoto del 1968 Nino Maggio, autore di una
scultura lignea; Nino Ciaccio, autore di opere che
riproducono luoghi architettonici di "Sambuca scomparsa"; ed
altri come Francesco Marino: emigrati; Andrea Carisi
(grafico): Mafia; Ignazio Navarro, Vincenzo Sciamé.