Manifestazioni e ricorrenze

KATàBBA

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Nel ritmo frenetico che segna tuttora la vita delle tradizioni a Monforte San Giorgio, c'è uno scampanio speciale che riporta ai Normanni, anche dal nome curioso: la "Katabba", conosciuta come "Campanata e Tammurinata di Sant'Agata".

Inizia il 17 di gennaio, giorno di Sant'Antonio Abate e viene eseguita fino al 5 febbraio, quando si festeggia la Santa KATABBAcatanese. Due fedeli, uno esperto nel suono del tamburo e l'altro in quello delle campane, rispettivamente Piero Catanese e Giovanni Giorgianni (un'ora prima dell'alba e un'ora dopo il tramonto) salgono sulla torre campanaria della chiesa di Sant'Agata e danno inizio al suono congiunto della campana e del tamburo.

Il ritmo viene gelosamente tramandato da padre in figlio. Secondo la tradizione, il suono, con i suoi cambi di tonalità, intensità e ritmo, sta a ricordare quanto avvenne a Monforte nella seconda metà dell'undicesimo secolo. Ruggero il Normanno, dopo la liberazione di Troina e la famosa battaglia di Cerami, passò da Monforte, forse diretto verso Rometta, e liberò il territorio dalla dominazione saracena. Così, la "Katabba" inizia con l'imitazione del passo del cavallo del messaggero che annuncia l'arrivo del liberatore, quindi continua con il passo del cammello, cavalcato da Ruggero, poi, aumentando il ritmo, viene imitato il galoppo dei cavalli dell'esercito conquistatore che arriva e la fuga disordinata e senza meta degli infedeli che scappano.

Poi il suono festoso rappresenta la folla che inneggia al principe liberatore. La tradizione si legò alla grande devozione che nutrono i monfortesi nei confronti della compatrona Sant'Agata, festeggiata solennemente con una processione tradizionalmente partecipata.
Quest'anno la festa sarà domenica 8 febbraio. Ma sono tante le comitive che ogni sera prima "degustano" la Katàbba e poi a cena i prodotti dei rinomati ristoranti locali.

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MADONNA DI CRISPINO

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Uno spicchio di terra dal verde incantevole, una grotta che profuma di mistico, e ancora una tradizione leggendaria che resiste per la devozione della gente che si raccoglie attorno al santuario da ogni dove. La festa di Crispino, nella frazione Pellegrino di Monforte San Giorgio scrive la parola fine sul periodo estivo per tutto il comprensorio, ma ne esce sempre rinvigorita, rafforzata dalla speranza che possa essere rivissuta. Perché alla fine è un percorso. Non solo metaforico. Che, in verità, comincia il pomeriggio di Ferragosto, quando la Madonna col bambino opera tra le più belle dello scultore Antonello Gagini, viene condotta dalla chiesa del centro in processione al Santuario di Crispino, nell'omonima vallata dove una fonte regala refrigerio e rifornimento idrico da tempo immemorabile. Ma è solo la preparazione alla festa vissuta intensamente da tutta la comunità. E che comincia a tutti gli effetti il sabato antecedente la prima domenica di settembre, così come recitano i documenti storici relativi alla tradizione. Perché dal 1643, ininterrottamente, dal Santuario di Crispino si snoda all'imbrunire la processione del Capidduzzu di Maria. In un'urna d'argento, Padre Luigi Celona conduce un frammento del Capello della Madonna fino alla Chiesa Madre di Monforte centro. Tra due ali di folla che si fa luce con le torce, il sottofondo del suono delle cornamuse e del suono dei tamburi delle confraternite in alta uniforme. E alla fine esibizione in piazza per i suonatori di cornamuse, custodi delle genuine tradizioni pastorali. Sulla scia di quel fascino particolare che conquista sin dalla grotta di Crispino, prima della processione. C'è chi si ferma alla chiesa in preghiera, chi visita la grotta immersa nella macchia dal verde rigoglioso subito dopo la freschissima fonte.

Angelo è giunto a Pellegrino da Aci Sant'Antonio con la famiglia, e sembra esterefatto:"Qui è una piccola Lourdes", si fa scappare dinanzi alla Madonna nella grotta dove fu conservata per essere preservata dal saccheggio saraceno prima dell'anno mille.

Il 7 settembre è la vigilia della commemorazione della Natività della Vergine. Il pellegrinaggio a Crespino è continuo. Da tutta la provincia. In autobus, in macchina, a piedi soprattutto chi deve onorare un voto. La sera le messe si susseguono fino a mezzanotte. Il formicolio davanti all'eremo è incessante. Tra chiacchiere, calia e un'occhiata ai prodotti tipici dell'artigianato monfortese. Negli stands si scoprono delizie per il palato, ma anche veri artisti locali della scultura in legno e delle decorazioni floreali. Poi l'8 settembre la solennità ha la dimensione religiosa più consona alla riflessione. Il santuario è meta della popolazione locale, che si riserva sempre la grande festa per la seconda domenica di settembre. Il comitato organizza le manifestazioni in piazza, i giochi popolari che animano la grande famiglia pronta a ritrovarsi per la festa dell'anno. I preparativi per il concerto musicale del sabato della vigilia. E ancora la gara di briscola, con il vitello in palio. Le coppie di giocatori si sfidano fino a notte fonda. E la domenica è l'ora della processione.
La Madonna ricoperta di oro gira a spalla per le vie del paese. I fuochi d'artificio segnano il passaggio nei quartieri e le devozioni particolari. Anche un gruppo di ragazzi fanno una colletta per un fuoco "tutto loro" dedicato alla Vergine. Fino all'arrivo in piazza, con la celebrazione della Santa Messa e il saluto alla Madonna con tanto di fazzoletto bianco in mano e le invocazioni dell'"Evviva Maria" di Padre Celona. Poi il concerto e i fuochi d'artificio finali. Il sigillo di giochi pirotecnici e colori. La festa è un periodo a cui gli abitanti del luogo non sanno rinunciare. Ci si ritrova, ci si racconta. E c'è pure chi giura che non scambierebbe il piacere delle prime due settimane di settembre a Pellegrino neanche con una vacanza ai Caraibi. Tanto, per quella c'è sempre tempo.